Anche se santegidiese di nascita, Ermenegildo a tutti gli effetti è neretese. E’ qui che la sua famiglia si trasferisce quando lui aveva solo un anno.
Compie i suoi studi superiori presso il liceo classico di Teramo. Ha appena il tempo di iscriversi all’università (facoltà di giornalismo) quando la tubercolosi viene tragicamente a bussare alla sua porta. E' il 1930.
Compie i suoi studi superiori presso il liceo classico di Teramo. Ha appena il tempo di iscriversi all’università (facoltà di giornalismo) quando la tubercolosi viene tragicamente a bussare alla sua porta. E' il 1930.
Della sua produzione letteraria ci resta un libro “La lampada inestinguibile” dal quale abbiamo tratto tre poesie lette da Gabriella Di Gaetano.
Ebrietà
Avevo un’illusione, un’illusione.
Carmela mi bruciava di passione.
Carmela mi baciava ogni mattino.
Ahi, come soffre il cuore!
Un po’ di vino!
Vo’ bere alla salute dell’amore,
un po’ di vino! Ahi, come soffre il cuore!
Avevo il pane. Poi venne la guerra.
Adesso mangio e rosico la terra.
Avevo il pane. Poi, sul Sabotino
combattemmo da eroi…
Un po’ di vino.
Vo’ bere alla mia patria, a chi ci spreme
a chi ci ruba il pane e ci dà il seme!
Avevo anche un amico. L’ho sfamato.
Oggi ch’è ricco s’è dimenticato:
né mi saluta se gli vo’ vicino.
Eppure mi ricordo…
Un po’ di vino!
Vo’ bere all’amicizia! Qua le mani:
non cale se domani, se domani…
Credevo che di spassi giovanezza
fosse piena. E con il cuore in allegrezza
affrettavo, affrettavo il mio cammino.
Oggi che l’ho vissuta…
Un po’ di vino!
Vo’ bere alla salute della vita,
a chi l’inizia, e a chi l’ha già finita!
Sei tu che pensi a me stasera?
Una farfalla. Tesse a colpi d’ala
fra il lume la finestra ed i miei occhi.
Una farfalla. Forse il tuo pensiero.
. . . . . Ma s’io tocchi
l’ala, si ferma il volo sì leggero.
Ecco: congiungo appena le mie dita.
La farfalla – il pensier – non ha più vita.
Visioni
Stasera non c’è luce.
E un candelabro antico
illumina la stanza.
Nella penombra lieve
ti penso…
Oh quel divano giallo,
così lontano amico
del nostro amore.
Fuori c’è un turbine di neve.
…Il piano, e la tua nonna,
coi valzer d’ottocento,
i quadri di una volta
o il libro di Bohème…
Stasera tra la neve
e i vortici del vento,
da te ritornerei.
Sognare ancora insieme,
sulle tue mani ghiacce
posare la mia testa,
sentire una carezza nuova
E non mai sentita.
Sentirti ancora mia…
Fuori c’è la tempesta.
E’ freddo. La tormenta…
E tu, mi sei sfuggita!
Gli specchi hanno un riflesso
sfocato, malsicuro;
io mi siedo a sinistra,
tu mi siedi a fianco.
Sono tornato vedi?
Non so… ma te lo giuro…
sono un poco snervato,
forse sono un po’ stanco.
Capirai… questo tempo…
Tu sei così lontana…
Oh, finalmente!
Avevo un’angoscia in cuore…
Ma pensa un poco, o Bice,
come sarebbe vana
la vita, se mancasse
ll fuoco dell’amore! -
- L’amore… sì, l’amore…
Non ci credevo più.
Sorridevo al pensiero
d’aver sofferto tanto…
Ma poi, ecco, sei giunto…
sei ritornato, tu… -
E chiudi, sorridendo,
quegli occhi tuoi d’incanto.
Guardo d’intorno: il piano…
dischiusa, sul leggìo,
una canzone nostra.
Chi suona? Chi è che suona?
Bambola bruna – dici?
Perché? Suonavo io!
E mi carezzi gli occhi,
tornata tanto buona.
Neve, tempesta, vento.
Chiuso nella mia stanza
mi struggo d’illusioni.
Stanotte dormirai
senza pensarmi.
Solo, vinto, senza speranze,
non dormirò,
pensando che tu non torni mai.
Nessun commento:
Posta un commento