martedì 3 novembre 2009

Francesco Marcotuli

Sono pochi quelli che conoscono Francesco Marcotuli come poeta. Era rinomato ed amato soprattutto perché – negli anni ’60, ’70 e ’80 - aveva dato allegria, gioia, serenità, emozioni con i suoi calcio balilla, i suoi juke-box, i suoi flipper, i suoi videogames diffusi in tutti i paesi della Val Vibrata.
Francesco (per gli amici Franco) non è più tra noi, ma a SC Group ha lasciato 3 poesie che ci danno la possibilità di ascoltare ancora la sua voce.


Orizzonti tortoretani



Son solo con me stesso e domino il dintorno.
Metà gennaio, spiagge deserte e addormentate
vien da lontano l’onda, l’urlo e il minaccioso.
Il gigante osservo e le imbiancate alture.
Il Santo prega, stimola, sorregge, protegge,
il cammino agevola e alla gioventù apre la via.
Laggiù l’oriente, regno di culti, profeti e cantori
madre di vita, di storia, di morti e miserie.
Il cuore, essenza vitale, segna l’occidente
il progresso, il domani, il dominio e il superfluo.
Mi guardo intorno, siamo in due, io e me stesso.
Una tavola blu, il mare, vele gonfie ed ombrelloni,
assaporo la gioia dei bimbi, gli amori nascenti
scivolano pattini, gommoni, tavolette di stagione
riposa il piacevole, l’invitante sogna e sabbia gode.
A sol calante respiro il Gran Sasso e il mare.
Città, paesi, vie e contrade illuminate a giorno
luccichìo di funghi festaioli, scintillìo d’argenti
luci di sonno, di spasso, di lavoro a notte fonda
orizzonti di valli, di terre vicine e di cieli lontani.
La fortellezza, costa del monte e colle Badette
orizzonti di ceppo, natii, vissuti, amati e goduti
di eventi solari dorati e di spente stelle fumanti
cordiali e sinceri della semplice stretta di mani.
Orizzonti tortoretani.


La bisaccia tortoretana



Volto non ha, né color di pelle e lingua
misero è, e alla miseria volta le spalle
li trasporta l’onda, vincono confini e monti
aprono la strada i “vu cumprà, padron?”
Padroni ormai sembrano davvero
sfruttamento sistematico fa il nido
fioriscono commerci e bancarellari
il gioco alla pietà diviene industria.
Tempo passa, ricopre, non cancella
talento italiano fu e rimane gioiello
dignità, rispetto, laboriosità nel cuore
rispetto di governi, di credo e tradizioni.
Ricopre contratto capestro senza appello
ricopre duro giaciglio, fango e baracca
ricopre aberranti discriminazioni “vietato a”
ricopre amori e madri e figli abbandonati
Lavori umili e pesanti “sono soldi sudati”
falliti o realizzati impronta natia inalberata
l’opera rimane, radici mette il seme e frutti
miniere, tralicci, strade e viadotti
Foglio bianco scritto senza penna
rimanga esempio lucido e perenne
amici tortoretani guardiamoci bene in faccia
siamo la “zona svizzera” dalla vuota bisaccia.


Il profumo della domenica



Paese nostro Tortoreto, mio d’antico ceppo, è bello.
Non mancava, a far memoria d’età avanzata e più,
duro lavoro di braccia, gioco del semplice e del poco,
vin fatto coi piedi di vigna e di filare, la sciabica al
mare tutti per uno pian piano a tirare, sudor di zappa
“picco e pala” di vanga e di bidente, brodo di gallina
vecchia a far buon latte materno, tanti figli con poche
scarpe e vesti riadattate, rintocco di campane a festa mai
diffuso a vuoto, “maestro terrazzano” esperto d’ascia
di forgia di cucito di scarpe e di pinciaia, cantina “un
quarto e una gassosa” tra scopa morra e passatella,
fedi di mamme ori di spose e collana antica della nonna
a far da mantello alla Madonna della Neve venerata e
bella, fiera mercato quando stretta di man valea notaril
scrittura giorno da calendario per il mediator “sensale”
e per il contadino “ a festa rivestito” più attaccato alla
mancia che al prezzo “stuccato” dal “ssignerì” fattore
la melodia invito al dolce cuore amato “vado alla fonte”
e l’allegrone buffon di piazza “carneval don zuzzone”.
Mancavano, detto tra noi nessun se ne accorgeva nemmeno
il dottore il prete il farmacista il maresciallo, discoteche
dove la lunga notte è giorno intenso, casermone vista mare
“la fortellezza” e la multa ritardo pagamento spazzatura,
palestre riequilibrio obesi, parcheggio automobili strapieno
pagamento spiaggia posto al sole, pub e connessi inclusi.
A farla breve, si viveva senza fretta; mancava il soldo,
il nuovo, il progresso. A riascoltar me stesso non mancava
il sapor svanito per andare sereno, “il profumo della domenica”.

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